Chi era Tullio Garbari (1892-1931)
diSilvia Tarter | Arte
Tullio Garbari nacque a Pergine Valsugana, allora parte dell’Impero asburgico, il 14 agosto 1892, figlio di Ubaldo e Adelgunda Toller.
formazione
Compì i primi studi pittorici a Rovereto, alle Scuola Reale Elisabettiana, allievo del professore di disegno Luigi Comei. A questo periodo risalgono i suoi primi acquerelli.
I Ribelli di Ca’ Pesaro
Nel 1908 si iscrisse all’Accademia di Belle arti di Venezia, entrando in contatto con i Ribelli di Ca’ Pesaro, un gruppo di artisti -tra cui Umberto Boccioni, Federico Casorati, Tedoro Wolf Ferrari-che rifiutavano l’eccesso di accademismo nell’arte pittorica, ricercando nuovi linguaggi espressivi. Dal confronto con loro, Garbari maturò via via uno stile sempre più personale.
Le prime mostre
Iniziò ad esporre le proprie opere alla Ca’ Pesaro, in una mostra per la quale gli venne commissionato il manifesto, dove vennero esposti 36 dei suoi lavori. Nel 1911 espose un suo dipinto anche alla prima mostra d’arte internazionale a Villa Giulia, a Roma, mentre l’anno successivo, le sue opere vennero esposte alla Filarmonica di Trento.
La Voce trentina
Nel capoluogo trentino partecipò alla fondazione della rivista La voce trentina, fondata insieme ad Alcide De Gasperi. Prese a collaborare anche con La Voce, la polemica testata giornalistica fiorentina di Giuseppe Prezzolini e Giovanni Papini, da cui aveva tratto ispirazione per la creazione della rivista trentina.
Volontario
Convinto irredentista, con lo scoppio della Grande Guerra partì clandestinamente per combattere come volontario sul fronte italiano. Ammalatosi di tifo dovette tornare a Milano, dove rimase bloccato fino alla fine del conflitto, senza poter più rientrare in terra trentina perché aveva disertato l’arruolamento nell’esercito austro-ungarico.
Intellettuali
In questo periodo di solitudine e isolamento dalla sua famiglia, -dopo aver perso il padre nel 1912, perse un fratello al fronte- si dedicò intensamente alla pittura, coltivando l’amicizia con il pittore Carrà, e realizzando una delle sue opere più note, gli Intellettuali al caffè, che risale al 1916.
Lo studio a Pergine
Finita la guerra rientrò nella sua Pergine, dove si immerse in un periodo denso di letture, approfondendo gli studi filologici e filosofici ma anche linguistici: si interessò infatti alle lingue classiche, ma studiò anche il francese. Si dedicò a scrivere traduzioni, tra cui quella del De Architectura di Vitruvio, e compiere ricerche filologiche. Fu incaricato anche di scrivere una biografia di Giovanni Segantini.
Poeta
A questi anni risalgono anche le sue opere poetiche, per molti anni rimaste inedite, che sono cariche di meditazione spirituale.
no al nazionalismo
Nel frattempo aveva intrapreso una corrispondenza con Benedetto Croce e Giovanni Papini, esprimendo le sue idee in merito all’annessione del Trentino all’Italia. Sostenitore dell’italianità, cercò sempre di tenersi però lontano dall’eccesso di nazionalismo. Tornato a Trento, quando tornò a dedicarsi alla pittura, venne infatti invitato ad unirsi al movimento artistico Novecento, che ricercava nell’arte ordine e purezza, ma poco dopo vi si allontanò, per via della crescente affinità tra il movimento e il nascente fascismo.
L’arte popolare
Ad attrarlo sempre di più invece era il mondo popolare e contadino così come la religiosità nell’arte, influenzato anche dalle letture del filosofo Maritain. Si dedicò quindi a scene domestiche e popolari da un lato e ad immagini sacre dall’altro. Nel1927 espose una mostra a Milano dove i personaggi, ritratti con tratti rustici, richiamavano figure retiche e etrusche. Riprese a dipingere con grande intensità.
La fine
Si trasferì a Parigi dove frequentò il pittore Gino Severini. Qui lavorò moltissimo e intensamente fino a alla morte, per embolia, l’8 ottobre 1931, all’età di 39 anni. Attorno al suo letto vennero poste alcune delle sue opere più famose, come Composizione apocalittica, Il trionfo di S. Tommaso, Il miracolo della Mula.
Scuola
A Tullio Garbari è dedicata la scuola media statale di Pergine Valugana.
formazione
Compì i primi studi pittorici a Rovereto, alle Scuola Reale Elisabettiana, allievo del professore di disegno Luigi Comei. A questo periodo risalgono i suoi primi acquerelli.
I Ribelli di Ca’ Pesaro
Nel 1908 si iscrisse all’Accademia di Belle arti di Venezia, entrando in contatto con i Ribelli di Ca’ Pesaro, un gruppo di artisti -tra cui Umberto Boccioni, Federico Casorati, Tedoro Wolf Ferrari-che rifiutavano l’eccesso di accademismo nell’arte pittorica, ricercando nuovi linguaggi espressivi. Dal confronto con loro, Garbari maturò via via uno stile sempre più personale.
Le prime mostre
Iniziò ad esporre le proprie opere alla Ca’ Pesaro, in una mostra per la quale gli venne commissionato il manifesto, dove vennero esposti 36 dei suoi lavori. Nel 1911 espose un suo dipinto anche alla prima mostra d’arte internazionale a Villa Giulia, a Roma, mentre l’anno successivo, le sue opere vennero esposte alla Filarmonica di Trento.
La Voce trentina
Nel capoluogo trentino partecipò alla fondazione della rivista La voce trentina, fondata insieme ad Alcide De Gasperi. Prese a collaborare anche con La Voce, la polemica testata giornalistica fiorentina di Giuseppe Prezzolini e Giovanni Papini, da cui aveva tratto ispirazione per la creazione della rivista trentina.
Volontario
Convinto irredentista, con lo scoppio della Grande Guerra partì clandestinamente per combattere come volontario sul fronte italiano. Ammalatosi di tifo dovette tornare a Milano, dove rimase bloccato fino alla fine del conflitto, senza poter più rientrare in terra trentina perché aveva disertato l’arruolamento nell’esercito austro-ungarico.
Intellettuali
In questo periodo di solitudine e isolamento dalla sua famiglia, -dopo aver perso il padre nel 1912, perse un fratello al fronte- si dedicò intensamente alla pittura, coltivando l’amicizia con il pittore Carrà, e realizzando una delle sue opere più note, gli Intellettuali al caffè, che risale al 1916.
Lo studio a Pergine
Finita la guerra rientrò nella sua Pergine, dove si immerse in un periodo denso di letture, approfondendo gli studi filologici e filosofici ma anche linguistici: si interessò infatti alle lingue classiche, ma studiò anche il francese. Si dedicò a scrivere traduzioni, tra cui quella del De Architectura di Vitruvio, e compiere ricerche filologiche. Fu incaricato anche di scrivere una biografia di Giovanni Segantini.
Poeta
A questi anni risalgono anche le sue opere poetiche, per molti anni rimaste inedite, che sono cariche di meditazione spirituale.
no al nazionalismo
Nel frattempo aveva intrapreso una corrispondenza con Benedetto Croce e Giovanni Papini, esprimendo le sue idee in merito all’annessione del Trentino all’Italia. Sostenitore dell’italianità, cercò sempre di tenersi però lontano dall’eccesso di nazionalismo. Tornato a Trento, quando tornò a dedicarsi alla pittura, venne infatti invitato ad unirsi al movimento artistico Novecento, che ricercava nell’arte ordine e purezza, ma poco dopo vi si allontanò, per via della crescente affinità tra il movimento e il nascente fascismo.
L’arte popolare
Ad attrarlo sempre di più invece era il mondo popolare e contadino così come la religiosità nell’arte, influenzato anche dalle letture del filosofo Maritain. Si dedicò quindi a scene domestiche e popolari da un lato e ad immagini sacre dall’altro. Nel1927 espose una mostra a Milano dove i personaggi, ritratti con tratti rustici, richiamavano figure retiche e etrusche. Riprese a dipingere con grande intensità.
La fine
Si trasferì a Parigi dove frequentò il pittore Gino Severini. Qui lavorò moltissimo e intensamente fino a alla morte, per embolia, l’8 ottobre 1931, all’età di 39 anni. Attorno al suo letto vennero poste alcune delle sue opere più famose, come Composizione apocalittica, Il trionfo di S. Tommaso, Il miracolo della Mula.
Scuola
A Tullio Garbari è dedicata la scuola media statale di Pergine Valugana.