Franco Moscon: attore per hobby in quasi cento film

“La mia qualifica – spiega Franco Moscon di Lavis, cittadina dove è nato e risiede – è quella di Ricercatore Biomedico e mi occupo di medicina diagnostica nel campo delle Neuroscienze (Alzheimer e Parkinson in modo particolare) e il mio lavoro si svolge in stretta collaborazione con diversi istituti di ricerca, sia italiani che stranieri, come il Paul Scherrer Istitute di Villingen vicino a Zurigo, il Max Planck Istitute di Düsseldorf in Germania e l’Università di Cambridge in Inghilterra; per quanto riguarda l’otreoceano, ultimamente collaboro anche con la Columbia University di New York”. Figlio di un muratore e di una sarta, Moscon ha una grande passione per il cinema, nata quando aveva 15 anni. “Era l’estate del 1966 ed ero in visita da parenti – racconta Moscon – stavamo facendo una scampagnata a Manziana, sul lago di Bracciano, vicino a Roma. Mio cugino conosceva di vista il regista Giorgio Simonelli. Eravamo in un bar per un aperitivo e Simonelli rivolgendosi a me disse: Ti andrebbe dopo pranzo di venire da me a fare una comparsata?. Io ho guardato mio cugino cercando di capire, perché non ero pratico di film e di comparse. Accettai quasi per gioco e il regista mi diede l’indirizzo dove recarmi e mi raccomandò di essere lì nel primo pomeriggio. Mio cugino mi accompagnò sul set e il costumista mi mise addosso una specie di poncho a righe bianche e nere. Mi vestì da peone messicano e mi mise un cappello di paglia per coprire i capelli biondi, mi sporcò la faccia con un po’ di terra e all’improvviso mi ritrovai sul set. Che emozione. Il film era “I 2 figli di Ringo” con Franco Franchi e Ciccio Ingrassia.


Che ricordi ha di Franco Franchi e Ciccio Ingrassia?
Due personaggi fantastici. Io li conoscevo attraverso i film che avevo visto all’oratorio di Lavis e andare lì, sul set, e con timore reverenziale, conoscerli dal vivo è stata una emozione indescrivibile. Per me era come se fossero di famiglia, come degli zii. Ti dirò di più… Ciccio Ingrassia, che sembrava scontroso, un po’ distaccato, era più bonaccione di Franco Franchi. Però tutti e due erano persone molto umili e semplici.
Dopo I figli di Ringo ha proseguito con il cinema?
Dopo questa “avventura”, un’agenzia di casting mi ha fatto un paio di foto e ha preso i nomi delle comparse. Allora le agenzie di casting non avevano i database come oggi. L’anno dopo mi chiesero se volevo andare a Roma a fare un’altra volta il peone, a vendere la verdura sulla strada nel film di Anton Giulio Maiano “La freccia nera” con Loretta Goggi. Ho accettato, chiaramente. Dopo questo lavoro mi hanno iscritto in un’altra agenzia di casting. Nel ’69 mi chiamarono da Roma per dirmi se volevo fare il ruolo di rivoluzionario, sulle barricate, nel film di Gigi Magni “Nell’anno del Signore”.
Ha un aneddoto che riguarda il film?
Ce n’è uno molto simpatico tra me e Vittorio Gassman. “Oggi me va de fumà de fino – mi disse Gassman – me vai a prendere le Peer dalla Sora Amelia?”. Vado a prendere le sigarette, le porto all’attore che apre subito il pacchetto e Alberto Sordi, che era lì vicino, gli scrocca una sigaretta e se ne va via. Gassman ne accende una e mentre se la gusta seduto sulla poltrona, gli dico: “Signor Vittorio, lei che è un grande maestro, non è che potrebbe insegnarmi qualche trucco su come stare sul set?”. “A Frà – rispose il maestro – come prima lezione te vojo dì ‘na cosa. Tu quando arrivi sul set, che sia mattina, mezzogiorno o sera, guardate attorno e cercate una poltrona comoda”. Lì per lì rimasi un pochino deluso per questo consiglio un po’ leggero. Ma con il tempo questo consiglio mi è tornato utile. Non più tardi di 15 giorni fa eravamo nella chiesa di Collalbo, sul Renon, a girare una scena del film che si chiama “Fraulein”, con Christian De Sica (il quinto film che giro con lui) dove durante la Messa al prete suona il cellulare, i chierichetti ridono e altre cose strane, ecc… All’improvviso il cielo diventa grigio e inizia a fare freddo. Erano due gradi sotto zero. Siamo entrati con il sole, abbiamo girato tre ore e per finire nevicava. Ho detto a mia moglie: “Vieni che andiamo a cercare una poltrona comoda, da riposare le gambe!”.


Ha mai pensato ad un nome d’arte?
Ho pensato al nomignolo di Frankie, come mi chiamano ogni tanto gli amici quando ci troviamo sul set. Ma non è mai stata una cosa seria.
Quali erano i suoi miti, i suoi idoli da ragazzo?
Totò, Fernandel, Gino Cervi, il tenente Sheridan, ecc…
C’è una parte che le piacerebbe recitare?
Ho sempre sognato di fare la parte dello sceriffo in un film western. Mi vengono in mente i film di Sergio Leone, un regista che mi ha sempre affascinato: “Per un pugno di dollari – Il buono, il brutto e il cattivo – C’era una volta il West ”.
Il mondo del cinema l’ha sempre affascinato o l’ha anche deluso?
Ci sono stati e ci sono – anche momenti di delusione. Tu vai a fare un casting per una parte e dopo non te la danno o te ne danno un’altra, lì per lì ci rimani un po’ male, però pur di rimanere nel giro, accetti ugualmente. Bisogna avere uno spirito di adattamento enorme. Ho avuto delusioni, ma tantissime soddisfazioni e per questo ringrazio Dio. Da questa passione mi si sono aperte le porte del cinema e dopo 49 anni sono ancora qui. Nel luglio del 2016 faccio le nozze d’oro con il cinema. Una soddisfazione enorme è stata quella di fare dieci puntate con l’ispettore Derrick (Horst Tappert, ndr.), che io ho definito il mio secondo padre, un signore sul set, un signore nella vita.
L’ha frequentato anche fuori dal set?
Si, siamo diventati molto amici! Quando nel 2008 è morto, sono andato a Monaco e ho pianto più di quando sono morti i miei genitori. Amavo moltissimo i miei, mamma in particolare, ma “Derrick” era una persona speciale per me. Quando veniva a fare le terme a Merano, al Palace, ci trovavamo su insieme a Lucio Dalla. Poi, a fine settimana della Traubenkur (settimana della cura dell’uva), mi invitava in un agritur sopra Marlengo e lì, insieme al suo aiutante Frits, si mangiava e beveva, tanto che poi dovevamo portare in hotel sia lui che Frits, perché non ce la facevano a guidare la macchina.
Lei ha lavorato in film diretti da Antonioni, Magni, Tornatore, Wertmueller, Bellocchio. Con chi si è trovato meglio?
Mi sono trovato bene con tantissimi. Uno è Massimo Campiotti con cui ho lavorato nel film “La guerra sulle montagne”. Massimo l’ho trovato veramente professionale e soprattutto un amico. Dopo mi sono trovato meravigliosamente bene con Anton Giulio Maiano. Gigi Magni, gran conoscitore di cose romane, era una persona straordinaria e molto intelligente. Ho un bel ricordo anche di qualche regista russo di “Derrick”. Una regista simpaticissima e schietta, anche se diceva spesso parolacce, era Lina Wertmüller, che era una che amava stare in compagnia.
Come attori invece mi viene in mente Monica Vitti , quando ho fatto “Il mistero di Oberwald”, dove facevo la parte di maestro di caccia, una simpaticona. Poi ho trovato stupenda Claudia Cardinale. Ci siamo trovati tre anni fa a girare “La montagna silenziosa” e abbiamo ricordato i tempi in cui abbiamo lavorato insieme. Un attore con cui ho lavorato recentemente e che ho trovato simpaticissimo è Alessandro Siani nel film “Il principe abusivo” che mi chiamava sempre papà e mia moglie la chiamava mamma.
Con quale attore le piacerebbe lavorare?
A parte ancora con Siani, mi piacerebbe lavorare con Claudio Bisio. Mi avrebbe fatto piacere incrociare il mitico Marcello Mastroianni. Come mi piacerebbe lavorare con la trentina Francesca Neri, se ho la grazia di essere scelto.
Di tutti gli attori con cui ha lavorato, qual è il più umile?
Come donna sicuramente Monica Vitti, una persona semplice, alla mano. Anche Loretta Gogg,i con cui ho recitato ne “La freccia nera”, è una ragazza umile. Daniele Pecci con cui ho fatto tre film, è un gran simpaticone.
Il più bravo?
A parte i mostri sacri come Alberto Sordi, Vittorio Gassman, ecc… devo dire Giancarlo Giannini che recita molto bene ed ha un grande carisma. Mi piacerebbe lavorare ancora con lui, come mi piacerebbe recitare con Lando Buzzanca.
Per la simpatia?
Per simpatia e disinvoltura direi Franco Franchi e Ciccio Ingrassia. Sono quelli che mi hanno colpito di più e che mi hanno stimolato ad andare avanti con questo hobby, perché per me fare la comparsa nei film è un hobby. Molti mi chiedono se ho mai pensato di farne una professione. Ho risposto loro che c’ho fatto un pensierino, solo che quando l’ho fatto avevo quasi 50 anni. Dovevo pensarci prima e allora diventava una cosa più seria. Altro attore simpatico era Ugo Tognazzi, come lo era l’attore toscano Renzo Montagnani. Lui era molto simpatico sul set, dove faceva tutte le zingarate di “Amici miei”. Ho avuto modo di incontrarlo due volte in aereo e l’ho trovato invece una persona scontrosa.


Economicamente si può vivere facendo la comparsa?
Assolutamente no. La comparsa prende 85 euro lordi al giorno e non è che lavori tutti i giorni. Ogni tanto ti passano le spese di viaggio, la benzina per spostarsi. Se invece fai una figurazione speciale puoi arrivare a 120 euro netti al giorno. Per gli attori i prezzi sono tutt’altro.
Ha un sassolino nelle scarpe che vorrebbe togliersi?
Una cosa che mi sta sullo stomaco, e non parlo solo per me, ma a tutta la platea delle comparse e degli attori minori, è che non siamo tutelati da un sindacato. Noi comparse all’inizio facevamo 9 ore al giorno, ossia 8 di lavoro e un’ora di pausa pranzo. Da anni e anni le ore sono diventate minimo 10, certe volte si sfora e si va anche sul notturno dopo le 20 che ci dovrebbe essere lo straordinario, che non c’è o meglio nessuno te lo contempla. Sono una volta ci hanno pagato gli straordinari e difatti ci siamo meravigliati tutti, ed è stato l’anno scorso durante il film “Elser es muss sein” del regista Oliver Hirschbiegel. È venuto e ha detto alle comparse del cast: “Tutti quelli che si sono fermati dopo la cena prenderanno la differenza, ossia gli straordinari”.
Qual è la differenza fra figurante e comparsa? Io ho sempre pensato che il figurante è quello che va in televisione, mentre la comparsa è presente nei film. È giusto?
Sì, però spesso sul set chiamano figurante anche la comparsa. La parola comparsa sembra una parola di una volta, mentre figurante sembra più moderna. Ma il significato è sempre quello. Una volta c’era lo spazzino, ora c’è l’operatore ecologico, ecc… Dopo c’è la parola figurazione speciale. Praticamente tu sei un personaggio, vestito in un certo modo, che però viene inquadrato in una certa maniera e quindi sei una figurazione speciale. A volte capita che ti prendano come comparsa e all’ultimo minuto il regista ti cambia il ruolo e in quel caso vieni pagato di più. E qui torniamo al discorso di prima, cioè del sindacato, perché percepisci di più se hanno l’onestà di riconoscere che avevi firmato da comparsa, ma per esigenze di copione, ti trovi come figurante speciale. Però, nonostante abbiano al seguito tutte le segretarie di produzione, la ragioniera, quelli che guardano i conti e le presenze, ecc… si dimenticano, non si sa come, di pagarti per il ruolo che interpreti.
Quali sono le sue ambizioni?
Pur rendendomi conto che i vent’anni se ne sono andati da un bel pezzo, innanzitutto poter stare in salute e spero che vengano ancora produzioni in Trentino Alto Adige, visto che a Bolzano c’è la BLS, Business Location Südtirol, patrocinata dalla Camera di Commercio, ma anche a Trento c’è la nostra Provincia, per poter fare qualche bel film in zona. In Alto Adige mi hanno dato la possibilità di conoscere delle case di produzione austriache, tedesche e anche svedesi e ogni tanto mi chiamano. Ho notato una cosa, come in tante altre storie della vita, cioè che se uno sa comportarsi bene, sta con i piedi per terra, ha voglia di lavorare quando c’è l’opportunità ed è disponibile a spostarsi, è facile che venga preso in considerazione.
A chi vorrebbe dire “Grazie”?
Un grazie speciale lo vorrei dire a mia moglie Franca perché mi ha sempre incoraggiato. Lei è più una donna da televisione, ha partecipato a tantissime trasmissioni come opinionista, ossia da Paola Perego, da Maria de Filippi, da Barbara D’Urso, ecc… Però, per curiosità,, anche lei si è avvicinata al cinema e nel suo curriculum ha partecipato a ben 30 film. Io, a fine marzo, ho fatto il mio 91esimo. Poi apprezzo e ringrazio molto la disponibilità dove lavoravo, all’I.R.S.T. (Istituto per la Ricerca Scientifica e Tecnologica con sede a Povo di Trento) perché sono sempre stati di manica larga con me, concedendomi dei permessi per andare a lavorare sui set.