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ISOTTA CHE SA SOGNARE

LA VOCE È UNO STRUMENTO POTENTISSIMO, LO SA BENE LA ROVERETANA ISOTTA TOMAZZONI CHE, A SOLI 22 ANNI, GIÀ FINALISTA A RDS ACADEMY E CON UN ALBUM ALL’ATTIVO, SI DIVIDE TRA STUDIO E MUSICA

Cresciuta con la passione per le lingue, la musica e la scrittura, oggi la roveretana Isotta Tomazzoni di anni ne ha 22 ed è un’artista emergente poliedrica e carismatica. Come cantautrice ha pubblicato un cd di debutto ad inizio 2018, “Remote Influence”, un lavoro composto da 8 brani: 4 in lingua inglese e 4 in italiano, tra cui il singolo “Sudden Drop” lanciato sul suo canale Youtube. Un miscuglio di rock, elettronica e pop che sta ricevendo numerosi feedback positivi. Dopo questo cd già pubblicato è in lavorazione un nuovo lavoro e un audiolibro di poesie scritte da lei.
Isotta ha voluto inoltre tentare il successo a “Rds Academy”, il talent per aspiranti conduttori radiofonici in onda su Real Time, un’avventura televisiva e radiofonica dove, contro ogni sua aspettativa, è arrivata in finale rivelandosi la più giovane promessa dell’Academy.
Una ragazza che osa sognare ma non dimentica di tenere i piedi per terra e studiare, nello specifico Scienze Linguistiche per le relazioni internazionali, con una tesi sul ruolo della metafora nei testi musicali di Bob Dylan. In questo contesto si è aggiudicata la vittoria alla Chinese Bridge Competition che, l’anno scorso, l’ha portata in Cina per un mese.

Raccontaci di te e del tuo background. Ancora non sapevi leggere e scrivere ma già eri appassionata di musica, quando è nato tutto?
“Mi sono avvicinata alla musica con il ballo, ho iniziato danza classica a sei anni, a tredici sono stata presa in una compagnia di danza modern-jazz con il maestro Fabrizio Bernardini. A nove anni ho cominciato a studiare pianoforte alla Scuola musicale di Rovereto.
Da piccola ascoltavo tantissima musica, quando tornavo a casa dalle elementari la prima cosa che facevo, ancora prima della merenda, era mettere della musica e ballare. I Beatles, Modugno, i Queen, Daniele Silvestri e molti altri, fortunatamente i miei genitori ascoltavano buona musica di ogni genere, potevo spaziare da Eminem a Bethooven. E poi adoravo i musical, in particolare il compositore Andrew Lloyd Webber e il suo Fantasma dell’opera.
Ricordo che nel salone di casa avevamo un tappeto con dei disegni geometrici e simmetrici ed io mi mettevo lì a ripassare le lezioni di danza classica cercando di non “sgarrare” posture e passi”.
Quando hai capito di voler fare questo mestiere ed in particolare divenire una cantautrice?
“Ho sempre sentito l’esigenza di dire la mia in musica, scrivere è stato un bisogno innato, naturale. Ho iniziato a 15 anni ed ho continuato ad accumulare testi su quaderni, taccuini, dove capitava. È stato nel 2017 insieme ad un amico con la mia stessa passione che tutto ha preso forma”.
Parliamo dell’arrangiatore e compositore tuo coetaneo Jacopo Ulacco, giusto?
“Sì, io e lui abbiamo fatto il liceo insieme, musica e scrittura erano la passione di entrambi, non poteva che nascere un’amicizia. Abbiamo scritto un musical rock in italiano all’età di 15 anni. E nel 2017 abbiamo realizzato il cd insieme. È stata una grande soddisfazione perchè è piaciuto a persone di età e generi molto diverse e poi, cosa più importante, lo abbiamo fatto con le nostre sole forze”.
La tua prima volta sul palco?
“Respiro aria di teatro da che ho memoria, mia madre era direttrice del bellissimo teatro Zandonai di Rovereto ed io, fin da piccina, aspettavo impaziente l’occasione di sgattaiolare sul palco, in maniera non ufficiale e furtiva. La mia prima vera volta sul palco è stata, avevo 6 anni, in un classico villaggio turistico ma la prima performer preparata è stata con la danza classica a 7 anni”.
La volta più importante?
“Il palco che mi ha dato di più, per ora, è stato quello di Area Sanremo nel 2017: un concorso affiliato a Sanremo Giovani in cui sono arrivata in semifinale. A quel punto ci hanno chiamati a cantare nelle piazze del Festival, lì ho portato sul palco, per la prima volta, tre miei pezzi inediti ed è stata un’emozione fortissima quando molte persone tra il pubblico mi hanno chiesto chi fossi e dove si potevano acquistare i miei cd”.
Come sei arrivata a Rds Academy?
“Rds è una delle radio che ascolto, amo la radio in generale e mi piace l’idea di farla, ho molti progetti artistici che mi piacerebbe realizzare in quest’ambito. È successo tutto quando mi hanno intervistata per promuovere il mio album, lì ho capito che era un mondo a me congeniale ed ho inviato un provino, senza aspettarmi una chiamata. Invece tra 5mila provini ne hanno selezionati 50 e siamo arrivati davanti ai giudici, fino alla scrematura finale di 9 concorrenti”.
Hai partecipato con successo a questo talent. Ci racconti brevemente quest’esperienza e quanto è stata importante per te?
“Questo percorso per me è stato una vittoria già quando sono arrivata ai provini. Sono grata alla trasmissione, l’ho trovata meritocratica, anche se mi è sembrato paradossale che un talent per la radio si svolgesse in televisione con una pressione notevolmente maggiore alla sola prova radiofonica. Arrivare alla puntata serale dove la visibilità è maggiore, contava molto per me. Ho avuto l’opportunità di affrontare alcune prove speciali, tra le quali l’intervista alla famosa Emma Marrone. Ad ogni puntata si rischiava di uscire e per questo ho affrontato tutte le prove come si trattasse di una finale. Voglio credere che questo traguardo non rappresenti la fine di un’esperienza ma si tratti di un nuovo inizio”.
A cosa pensi quando ti trovi davanti ad un microfono?
“Credo non ci sia cosa più piacevole di avere dall’altra parte qualcuno che ti ascolta. L’ascolto è una cosa bellissima, dalla tua voce gli altri possono immaginare di tutto, quello che vuoi e che non vuoi. La voce è uno strumento potentissimo tra mistero ed immaginazione, va oltre la parola, è un gioco di interpretazione, di non detto e di pause, bisogna saper dosare voce e parola, esattamente come musica e pause”.
Quanto è importante mettere in musica le tue parole e non quelle di terzi?
“Scrivere e mettere in musica i miei pensieri è per me una necessità. Certo, se gli altri mi proponessero le loro storie, sarei probabilmente felice di raccontarle ma l’interprete è un altro lavoro ancora”.
Oggi è impossibile non essere anche imprenditore/agente di se stessi in questo mondo. La tua esperienza?
“Raggiungere un proprio stile e una propria identità è importante, serve carisma in questo ambiente e non è sufficiente il talento per emergere. Per essere manager di se stessi serve qualcuno che ti dia costantemente dei feedback obiettivi sul tuo lavoro, dei riscontri anche severi a volte. Io ho la mia famiglia che mi sostiene ed è sempre presente, mi aiuta molto in questo ruolo. E poi bisogna sapersi muovere, averi i contatti giusti, non fermarsi mai e cercare di essere sempre al massimo della competitività”.
I talenti italiani si affermano spesso con maggior successo all’estero. È l’Italia che non sa valorizzarli o è l’estero che affascina molto di più?
“Credo tutte e due le cose. In Italia si valorizzano molti talenti esteri ma è anche vero che all’estero si valorizzano molti talenti italiani, penso ad esempio alla Francia, al suo essere esterofila in molti campi, non di meno in quello artistico, proprio come l’Italia”.
Tre parole per descriverti.
“Audace, nel senso di coraggiosa, creativa e solare”.
Chi è Isotta al di fuori della musica?
“Sono un’avventuriera ed amo molto viaggiare ma sono anche un‘abitudinaria, quindi torno spesso ai miei luoghi del cuore. Torno a quelle relazioni, poche ma buone, che ritengo importanti. Amo il contatto con la natura e gli animali, credo sia un valore da coltivare in un mondo che si sta autodistruggendo. Adoro nuotare e andare per boschi. Mi definisco “folle in un equilibrio stabile”.
Quali sono i tuoi punti di forza e quali le tue debolezze?
“Sangue freddo e coraggio credo siano i miei pregi più importanti. Sono una persona complicata e questo a volte è una risorsa, altre una debolezza. E poi sono disorganizzata, anche se sto lavorando molto per migliorarmi, ho sempre in mente di fare un sacco di cose”.
A che tipo di donna o artista ti ispiri per creare il tuo stile?
“Non ce n’è una in particolare, mi piacciono le donne forti, quelle che si tirano fuori dal mucchio con timbri riconoscibili e diversi dal solito, innovative e originali”.
Il duetto dei tuoi sogni:
“Direi con Alanis Morissette o Lady Gaga”.
Quali sono i tuoi punti fermi?
“Sicuramente le relazioni: famiglia, amici e amore. Sono una persona che, per quanto gira e fa, ha bisogno dei suoi nidi e le relazioni sono i miei nidi”.
Come e quanto il successo cambia le persone?
“Il successo non è la notorietà, bisognerebbe sempre separare le due cose. Il successo è fatto di tanti piccoli passi, piccole soddisfazioni e qualche fallimento, qualche no che bisogna imparare ad incassare fin da piccoli; in questo senso il successo è un percorso, un viaggio che porta non alla notorietà ma a piacerti, ad essere orgoglioso di te stesso”.
Se non avessi intrapreso questa carriera, quale lavoro avresti scelto?
“Credo che avrei scelto di essere una diplomatica per i diritti umani, un campo difficile ma dove c’è tanto bisogno di persone in grado di cambiare le cose”.
Un sogno nel cassetto o un progetto da condividere con noi?
“Tanti. Ricollegandomi alla risposta precedente, mi piacerebbe attraverso la musica e i guadagni, che in questo campo a volte possono essere importanti, coniugare l’aspetto benefico riguardante i diritti umani con la mia passione per la radio magari”.
Come ti vedi tra vent’anni?
“Spero di costruirmi una famiglia con figli un domani, non so se in Italia o Inghilterra o in un altro luogo all’estero. Mi piacciono molto i paesi del nord, la pioggia. Spererei di essere direttrice artistica o di fare comunque un lavoro inerente la musica con la possibilità, a fine giornata, di rintanarmi in un grande studio di legno mentre fuori il tempo è uggioso”.